martedì 18 marzo 2008

Ho mangiato la nutella!

Essendo un giorno dedicato alla Festa della Donna, si parlava di come spesso una storica visione al maschile di questa società dava alle donne dei confini nei quali esprimersi, questo nel lavoro, nella cultura, nella politica, ma anche in cose teoricamente ben più effimere come ad esempio l'apparire.
Allora mi sono venute queste parole che sono poi state interpretate dalle ragazze di Teatro Frontiera, un invito alle ragazze a quelle piccole trasgressioni consentite, che poi non fanno male più di tanto.
Trasgressioni che magari faranno acquistare una taglia in più, ma anche un sorriso più bello verso gli altri e verso sè stessi.

Allora… vediamo cosa c’è scritto su questa etichetta!
ZUCCHERO: cominciamo bene… lo zucchero fa pensare a calorie, mq certo è indispensabile in un alimento come questo.
OLI VEGETALI: dicitura che mi è un poco antipatica, era meglio che scrivevano veramente cosa diavolo sia, potrebbe essere un comunissimo olio, ma il non scriverlo fa pensare a qualcuno che strizza qualche strana pianta tropicale di chissà quale sapore e potere. NOCCIOLE: qui si entra in un sapore più normale e accattivante, viene in mente il sapore che danno le nocciole al cioccolato… nocciolato appunto, oppure ad un caffè alla nocciola gustosissimo che spesso bevevo in un bar di un paese delle Dolomiti.
CACAO MAGRO: Ahia! Cacao magro per affievolire il potere calorico che mi sa a questo punto notevolissimo, viene in mente il cioccolato che più ne mangi e più ne mangeresti, dicono che sia antidepressivo, ma io credo che lo sia solo per chi poi riesce a non avere problemi di linea o almeno a non farseli… altrimenti!
LATTE SCREMATO IN POLVERE: ora ho la certezza che la mia linea sarà messa a dura prova, certo, la dicitura non rappresenta il massimo dell’immaginazione per me che sono ghiotto di latte, ma di latte vero però!
LATTOSIO; SIERO DI LATTE IN POLVERE: povere mucchineeee, guardate come fanno diventare il vostro latte, lo riconoscereste come vostro? Ma perché, dico io, non mettere un buon latte vero, magari concediamogli un latte a lunga conservazione, ma vero! Che sono stè diavolerie? Continuiamo a leggere…
LECITINA DI SOIA COME EMULSIONANTE: altra diavoleria purtroppo necessaria se non vogliamo buttare il vasetto dopo poco che è stato aperto.
AGRUMI: finalmente un’altra parola gradita, dubito però su quanti ce ne siano!
Sono arrivata alla fine, come al solito nella vita quello che sembra rendere inappetibile una cosa, è anche quello che te la fa sentire irresistibile, qui però si parla soltanto di un alimento e nonostante tutto, gli ingredienti fanno ben sperare, continuiamo nella scoperta di codesta cosa.
CREMA DA SPALMARE: Meraviglioso, questa dicitura mi sembra tutta un programma, vedo una crema che si sdraia su qualcosa che si prepara a riceverne la delizia, pronto ad impregnarsi per poi offrirsi ai desideri di chi è li che muore dalla voglia di goderne.
APRO IL VASETTO, c’è ancora un acarta a proteggere l’integrità di questo piacere, ma non basta, lacerata la carta la crema si presenta come una distesa inviolata. Bisogna decidere se mangiarla così com’è o se accompagnarla a qualche altro sapore che possa ancra di più esaltarne il valore.
TUTTO NELLA VITA HA SAPORE E VALORE se accanto c’è qualcosa o qualcuno che ne esalta i gusti e i contenuti, io in questo caso ho scelto una fetta di pane!
ORA SI TRATTA DI VIOLARE QUELLA DISTESA, spiace perché poi pensi che quella integrità non la troverai più, ma se dentro di te saprai sempre rinnovare il piacere, anche in seguito sarà sempre come fosse la prima volta.
E HO AFFONDATO CON DELICATEZZA IL CUCCHIAINO, quasi come se potessi in qualche modo evitare di fargli sentire il dolore.
LA GIUSTA QUANTITA’ DI CREMA SI E’ COSI’ DEPOSITATA SULLA FETTA DI PANE, con un coltello l’ho spalmata su tuta la fetta, stando ben attenta a usare la parte piatta del coltello, quasi a non voler fargli in alcun modo male.
LA CREMA MORBIDA E PASTOSA SI ESPANDEVA SULLA FETTA DI PANE, occupandone tutti i pori come quel liquido magico dei sentimenti che occupa i capillari lentamente, mediando fra sentimento –la voglia di colmare fino all’inverosimile la fetta- e ragione –la necessità di lasciarti una via di fuga per le mani, un posto dove non farle affondare nella crema.
MI SONO RIGUARDATO A LUNGO QUELLA FETTA DI PANE CHE MI SI OFFRIVA, sono certa che preferiva essere mangiata lentamente, pregustandone prima nell’immaginazione quale piacere poteva offrirmi. L’ho girata e rigirata per cercare il lato migliore, pensando a quale parte lasciare per ultima, come parte più gustosa, per mantenerne il più piacevole dei ricordi… e la mia bocca ha cominciato a scoprirne il sapore. BUONA! NON L’AVREI MAI DETTO: ogni boccone era un piacere che si ricreava nuovo e che pregustava il sapore del successivo, verrebbe da tenerla in bocca e non mandarla mai giù.
LENTAMENTE SONO ARRIVATA ALLA FINE, ma per quanto lentamente il tempo è passato, la sensazione che i è rimasta è che il tempo è passato troppo velocemente e che di quel pasto dal meraviglioso sapore non ci si può mai accontentare, non ci si può mai sentire appagati.
Ma come si può trovarsi appagati da qualcosa come da qualcuno che riempie di sapore la tua vita? A quel sapore non ci si abitua mai!.
HO RICHIUSO IL VASETTO, CELANDOLO CON UNA GELOSA CURA. Ho incontrato ancora una volta un sapore vero che si è aggiunto agli ingredienti che danno gusto alla mia vita, e a chi collabora nel costruire attorno alla mia vita questa trasmissione in diretta, non posso che dire “complimenti per la trasmissione”
E grazie… grazie perché ancora una volta ho avuto l’opportunità di provare una nuova dolcissima e intensa sensazione… quale? HO MANGIATO LA NUTELLA!

Renato

martedì 4 marzo 2008

CHE POSSA PIOVERE

Lo spettacolo si è svolto in occasione della festa della donna e il testo è legato a questo argomento, si tratta di un piccolo episodio di emarginazione dei tanti che invece rimangono nascosti.
Questo è il racconto di ciò che è avvenuto realmente in un bar, la notte di Natale del 2002. a Nadia, tenera donna ucraina, arrivata in Italia sette anni fa, da sola, a sudarsi il futuro – altrimenti spezzato – dei suoi figli.


“ La Messa è finita. Andate in pace”. La folla si mosse lentamente avviandosi all’uscita e sciamò, colmando il pur vasto spazio del sagrato della basilica. Il grande abbraccio di piazza S. Pietro li accolse e le strinse tutti, prima che ognuno ritrovasse la sua via lungo l’itinerario della vita. Nella notte tiepida dell’inverno romano, un alito di fresco…non abbastanza per spegnere il calore nel cuore di Nadia: ardeva la consolazione di quel Dio in cui confidava e al quale si affidava e di questo figlio accanto, a mangiarsi un pezzo della solitudine di Notti Sante senza focolare, ne’ luce di sguardi amati. E avvampava la sua pelle, cresciuta al tocco della morsa gelida che vestiva la sua terra d’oriente di un candido mantello di ghiaccio e neve da scavare per cogliere l’acqua della speranza. La sete di quell’ acqua parlò lungo le strade asciutte, animate di passi e di luci:”Mi dà un bicchiere d’acqua, per favore?”. Le parole intrecciate, incollate, inciampavano nella sua lingua straniera…e tradirono la sua storia. Più freddo del vento del nord, la raggiunse lo sguardo dell’uomo dietro il bancone: “Vada via! Se ne vada!” “Ma perché? Ho chiesto solo un po’ d’acqua!” “Via! Via, ho detto!”. Dolente dolcezza nella voce pacata e sottile di Nadia che vibrava in parole smarrite:“Qui, a pochi passi da S. Pietro, nella notte in cui il bambino Gesù viene al mondo a portare il suo dono d’amore, lei rifiuta un po’ d’acqua a chi ha sete”. Le teste degli avventori intorno, chinate a coprire i pensieri sospesi in un istante muto…poi, chissà quale luce colorò quella dell’uomo che finalmente offriva il bicchiere: “Ecco! Beva!”…”No, grazie! Beva lei, adesso”…Sommessa la voce di Nadia… Poi uscì nella notte di luci bugiarde, a sorreggere con la dignità il peso dell’amarezza e delle lacrime.

Lungo le vie affollate di gente e deserte di cuori, c’è tanta sete d’amore. Auguri a noi, per un nuovo tempo di acqua abbondante per tutti:

“CHE POSSA PIOVERE!”.
Rita